AVETE VALORI DI VITAMINA D3 SUPERIORI A 60? ALLORA AVETE BUONA PROBABILITA’ DI GODERE DI BUONA SALUT
La vitamina D non è solo l’ormone del calcio e delle ossa, ma è coinvolta nella biologia di tutte le cellule e i tessuti del corpo, comprese le cellule immunitarie. Le cellule hanno bisogno della forma attiva di vitamina D per accedere ai progetti genetici conservati al loro interno.
Abbiamo preso in esame una recente review del Dr. Mercola e abbiamo cercato di renderla a voi disponibile visti i dati apparentemente clamorosi che ne emergono sul ruolo importante di questo ormone.
Mentre l'American Medical Association considera sufficienti 20 nanogrammi per millilitro (ng/ml), molteplici studi suggeriscono che 40 ng/ml sia il limite per la sufficienza, mentre e il livello ideale per la salute e la prevenzione delle malattie varia fra 60 e 80 ng/ml.
Il 75% degli adulti e degli adolescenti americani, e anche dei nostri pazienti, sono carenti di vitamina D, sulla base di un livello di sufficienza di 30 ng/ml. Poiché 30 ng/ml rappresentano ancora una fascia bassa, la maggior parte di questi è destinata ad avere livelli insufficienti per una salute ottimale.
Ormai siamo stati abituati a evitare l'esposizione al sole per ridurre il rischio di cancro della pelle, e, inoltre, conduciamo una vita poco all'aria aperta aumenterà peraltro il rischio di tumori interni e molti altri problemi di salute. Un livello di vitamina D di 40 ng/mL riduce il rischio di cancro del 67 percento, rispetto ad un livello inferiore a 20 ng/ml.
Livelli di vitamina D superiori a 60 ng/ml riducono il rischio di cancro al seno di oltre l'80% e livelli di 40 ng/ml riducono del 60% il rischio di parti prematuri. Esiste anche una forte relazione inversa tra la vitamina D e altri tumori, compreso il cancro del colon-retto, che è il terzo cancro killer negli Stati Uniti e in Europa.
Migliaia di studi sono stati condotti sugli effetti sulla salute della vitamina D, e la ricerca dimostra che è coinvolta nella biologia di tutte le cellule e i tessuti del corpo, comprese le cellule immunitarie. Le nostre cellule hanno effettivamente bisogno della forma attiva di vitamina D per accedere ai modelli genetici conservati all'interno. Questo è uno dei motivi per cui la vitamina D ha la capacità di influire su una così vasta gamma di problemi di salute, dallo sviluppo fetale al cancro.
Quando parliamo di vitamina D, ci riferiamo a un gruppo di pro-ormoni liposolubili che è costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5.
Le due forme più importanti nelle quali possiamo trovare la vitamina D sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe con una attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La fonte principale di vitamina D, per l'organismo umano, è l'esposizione alle radiazioni solari.La vitamina D ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione(in cui un gruppo –OH viene appiccicato alla molecola iniziale), per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo.
La quantità di D3 e D2 prodotti dipende dalle radiazioni ultraviolette (sono più efficaci quelle comprese tra 290 e 315 nm), dalla superficie cutanea esposta, dal suo spessore e pigmentazione e dalla durata della permanenza alla luce. Nei mesi estivi, se c’è una sufficiente esposizione della cute alla luce solare, la sovrapproduzione di vitamina D ne consente l'accumulo, così che la si possa avere a disposizione anche durante il periodo invernale.
L'assorbimento della vitamina D, che indroduciamo con gli alimenti, avviene con le stesse modalità con cui le altre vitamine liposolubili vengono assimilate. Essa, infatti, viene inglobata nelle micelleformate dall'incontro dei lipidi idrolizzati con la bile, entra nell'epitelio intestinale dove viene incorporata nei chilomicroni i quali entrano nella circolazione linfatica. In vari tessuti il colecalciferolo subisce una reazione di idrossilazione con formazione di 25-idrossicolecalciferolo [25(OH)D] il quale passa nella circolazione generale e si lega ad una proteina trasportatrice specifica (proteina legante la vitamina o DBP). Arrivato nel rene, il 25(OH)D può subire due diverse reazioni di idrossilazione, catalizzate da due differenti enzimi chiamati idrossilasi (la 1α-idrossilasi e la 24-idrossilasi), che danno origine, rispettivamente, all'1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)D] (calcitriolo), la componente attiva, ed al 24,25-diidrossicolecalciferolo [24,25(OH)D], una forma inattiva.
Le raccomandazioni che vengono fatte sulla vitamina D prevedono livelli troppo bassi per la prevenzione delle malattie.
Sfortunatamente, nonostante sia facile ed economica da trattare, la carenza di vitamina D è epidemica in tutto il mondo. Un semplice errore matematico di valutazione dei fabbisogni potrebbe anche essere il motivo per scoraggiare molti americani, canadesi e europei dall'ottimizzare la loro vitamina D. L'Istituto di Medicina (IOM) raccomanda solo 600 unità internazionali (UI) di vitamina D al giorno per gli adulti.
Come rilevato in un documento del 2014 [1], l'IOM in realtà sottovaluta la necessità di un fattore 10 a causa di un semplice errore matematico, che non è mai stato corretto. Inoltre, l'obiettivo di questa raccomandazione è semplicemente la salute delle ossa, non la salute ottimale e la prevenzione delle malattie croniche.
Allo stesso modo, mentre l'American Medical Association considera sufficienti 20 nanogrammi per millilitro (ng/ml), studi convincenti suggeriscono che 40 ng/ml sia il limite inferiore della sufficienza,[2] 30 ng/ml il limite inferiore per la prevenzione di malattie comuni come le malattie cardiache,[3] diabete,[4] malattie polmonari[5]e altro.[6,7,8]I livelli ideali per la salute e la prevenzione delle malattie sono in realtà tra 60 e 80 ng/ml.[9], inoltre, secondo uno studio di Anticancer Research,[10] sarebbero necessarie 9.600 UI di vitamina D al giorno per ottenere che la maggioranza (97,5%) della popolazione raggiungesse 40 ng/ml - ben lontano dalle 600 UI consigliate.
Detto questo, Grassroots Health - attraverso il suo studio D * Action - ha riscontrato una ulteriore variabilità nei livelli sierici raggiunti,[11]infatti, una persona che assume 5.000 UI di vitamina D al giorno può raggiungere un livello di appena 20 ng/ml mentre un'altra può essere in grado di raggiungere un livello di 120 ng/ml, pur assumendo la stessa quantità.
Questo è il motivo per cui è così importante testare il livello di vitamina D a intervalli regolari.
Secondo i dati pubblicati negli Archives of Internal Medicine, il 12 per cento degli adulti e degli adolescenti americani sono carenti di vitamina D, sulla base di un livello di sufficienza di 30 ng/ml. Se il limite di sufficienza dovesse essere spostato a 40 o 60 ng/ml, i tassi di deficienza negli Stati Uniti sarebbero probabilmente nella fascia alta del 90 percento. Anche con un livello di sufficienza di 30 ng/ml, il 97 percento degli afro-americani e il 90 percento dei messicani-americani sono carenti di questo nutriente cruciale.
La maggior parte delle persone è carente di vitamina D, trovandosi così a rischio di cancro
Sfortunatamente, mentre molti professionisti della salute raccomandano di evitare totalmente l’esposizione al sole per evitare il cancro della pelle, questa strategia aumenta il rischio di cancro degli organi interni. Difficilmente un commercio equo! Numerosi studi hanno dimostrato che le persone con livelli più alti di vitamina D hanno un rischio molto più basso di un'ampia varietà di tumori.
In generale è stato dimostrato che una volta raggiunto un livello sierico di vitamina D di 40 ng/ml, il rischio di cancro diminuisce del 67 percento, rispetto a livelli di 20 ng/ml o meno.[13-19] La ricerca mostra che la maggior parte dei tumori si verifica nelle persone con livelli ematici di vitamina D tra 10 e 40 ng/ml, e i livelli ottimali per la protezione dal cancro sono stati identificati tra 40 e 60 ng/ml.
Alcune dicrepanze che potrete anche qui osservare, sono dovute al fatto che ci sono molti studi, diversi anche nell’impostazione. Noi, comunque, proprio per questo, suggeriamo di mantenere i propri valori di vitamina D fra i 70 e gli 80 ng/ml (moltiplicando per 2,5 si ha il valore in nmol/l).
La vitamina D aumenta anche le probabilità di sopravvivere al cancro, se per caso ne siete affetti,[20,21] e fra questi è incluso il melanoma, la forma più pericolosa di cancro della pelle.[22,23] Esistono anche prove che con la vitamina D si possono migliorare i risultati del trattamento. Ad esempio, l'aggiunta di vitamina D al trattamento convenzionale per il cancro del pancreas è stata riscontrata in grado di aumentare l'efficacia del trattamento.[24]
La carenza di vitamina D è associata al cancro del colon-retto
Più di recente, è stata scoperta una relazione inversa tra vitamina D e cancro del colon-retto,[25]che è il terzo principale cancro killer negli Stati Uniti e nel mondo occidentale. I livelli di vitamina D di 5.700 pazienti con cancro del colon-retto negli Stati Uniti, Europa e Asia sono stati confrontati con 7.100 controlli senza cancro.
In questo studio, un livello di vitamina D di 12 ng/ml (30 nmol/l) o meno era considerato uno stato di carenza; 20-25 ng/ml (da 50 a 62,5 nmol/l) erano considerati sufficienti per la salute delle ossa. Livelli molto più alti erano associati alla protezione dal cancro:
Le persone con un livello di vitamina D pari o inferiore a 12 ng/ml avevano un rischio maggiore del 31 per cento per il tumore del colon-retto rispetto a quelle con livelli tra 20 e 25 ng/ml.
Quelli con livelli tra 30 e 35 ng/ml avevano un rischio ridotto del 19 per cento per il cancro del colon-retto
Quelli con livelli tra 35 e 40 ng/ml avevano un rischio ridotto del 27 percento
Per ogni aumento di 10 ng/ml di vitamina D circolante, il rischio di tumore del colon-retto era ridotto del 19% nelle donne e del 7% negli uomini
La coautrice Marji L. McCullough ha commentato i risultati di questo studio dicendo:[26]"Questo studio aggiunge nuove informazioni che possono essere utilizzate dalle agenzie internazionali quando esaminano le prove per le linee guida della vitamina D e suggerisce che le concentrazioni raccomandate per la salute delle ossa potrebbero essere inferiori a quelle ottimali per la prevenzione del cancro del colon-retto". Un altro studio[27]pubblicato nel 2015 ha rilevato che le donne con concentrazioni di vitamina D di almeno 30 ng/ml presentava un rischio di cancro colorettale inferiore del 55 per cento rispetto a quelle che avevano un livello ematico inferiore a 18 ng/ml.
La vitamina D protegge contro il cancro al seno
Diversi studi dimostrano anche che livelli più elevati di vitamina D sono decisamente protettivi per il cancro al seno, che rappresenta una seria preoccupazione per la maggior parte delle donne. Ad esempio, in uno studio del 2005, 28 donne con livelli di vitamina D superiori a 60 ng/ml avevano un rischio di cancro al seno più basso dell'83 percento rispetto a quelle che presentavano valori inferiori a 20 ng/ml.
Più recentemente, un'analisi aggregata di due studi randomizzati e uno studio prospettico di coorte ha confermato nuovamente il legame tra la vitamina D e il rischio di cancro della mammella.[29]
L'obiettivo era valutare se ci siano benefici ad avere livelli di vitamina D superiori a 40 ng/ml, poiché la maggior parte degli studi non si avventura nel valutare livelli più alti. Infatti, rispecchiando i risultati del 2005, le donne con livelli di vitamina D pari o superiori a 60 ng/ml presentavano un tasso di incidenza del cancro mammario più basso dell'82 percento rispetto a quelle con livelli di 20 ng/ml o meno.
I dati raggruppati sono stati analizzati in tre modi diversi. Innanzitutto, i tassi d’incidenza sono stati confrontati sulla base dei livelli di vitamina D compresi tra 20 e 60 ng/ml. Successivamente, sono state eseguite analisi statistiche utilizzando i grafici di Kaplan-Meier. In terzo luogo, la regressione multivariata di Cox è stata utilizzata per esaminare l'associazione tra vari livelli di vitamina D e rischio di cancro al seno.
Secondo gli autori:
"I risultati sono stati simili per le tre analisi: in primo luogo, confrontando i tassi d’incidenza, c'era un tasso d’incidenza più basso dell'82% di cancro della mammella per le donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 rispetto a <20 ng/ml.
In secondo luogo, le curve di Kaplan-Meier per concentrazioni <20, 20-39, 40-59 e ≥60 ng/ml erano significativamente differenti, con la percentuale più alta di soggetti liberi da cancro della mammella nel gruppo ≥60 ng/ml (99,3 per cento) e la percentuale più bassa di soggetti liberi da carcinoma mammario nel gruppo <20 ng/ml (96,8 percento). La proporzione con carcinoma mammario era inferiore del 78% per ≥60 vs <20 ng/ml.
In terzo luogo, la regressione multivariata di Cox ha rivelato che le donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 ng/ml avevano un rischio inferiore del 80 per cento di cancro della mammella rispetto alle donne con concentrazioni <20 ng/ml, aggiustando per età, indice di massa corporea, stato di fumatrice, assunzione di supplementi di calcio e studio dell'origine ... Le concentrazioni più elevate di 25(OH)D sono state associate a una riduzione dose-risposta del rischio di cancro della mammella con concentrazioni ≥60 ng/ml che risultavano di massima protezione".
Carenza di vitamina D legata alle malattie polmonari
Altre recenti ricerche[30]collegano la carenza di vitamina D alla malattia polmonare interstiziale (ILD). Qui, i livelli di vitamina D di oltre 6.300 individui di varie etnie sono stati valutati per stabilire una eventuale connessione tra la vitamina D e la prevalenza e la progressione di ILD. Il 33% aveva un livello di vitamina D pari o superiore a 30 ng/ml; Il 35 percento presentava livelli tra 20 e 30 ng/ml e il 32 percento era assolutamente carente, con livelli pari o inferiori a 20 ng/ml.
Secondo gli autori:
"Rispetto a quelli con concentrazioni considerate normali [pari o superiori a 30 ng/ml], i partecipanti con deficit di 25(OH)D avevano un volume delle aree ad alta attenuazione aggiustato maggiore del basale e una progressione aumentata su una mediana di 4,3 anni di follow-up. Il deficit di 25(OH)D è stato anche associato ad una maggiore prevalenza di anomalie polmonari interstiziali 10 anni dopo...
Il deficit di vitamina D è indipendentemente associato alla ILD subclinica e alla sua progressione, basata sia su aree ad alta attenuazione aumentate che su anomalie polmonari interstiziali, in una popolazione campione. Sono necessari successivi studi per esaminare se la terapia integrativa con vitamina D possa prevenire ILD o rallentarne la progressione. "
Anche tenendo conto di altri fattori, come l'età, il fumo, l'obesità e l'inattività, i risultati sono stati veritieri. Il dott. Erin Michos, professore associato di medicina alla Johns Hopkins University School of Medicine e autore principale dello studio, ha detto in un’intervista a Medical News Today:[31]
"Sapevamo che l'ormone della vitamina D attivato ha proprietà anti-infiammatorie e aiuta a regolare il sistema immunitario, e che questo si dimostra un elemento negativo nella ILD. C'era anche evidenza in letteratura che la vitamina D svolge un ruolo nelle malattie polmonari ostruttive come l'asma e la malattia polmonare ostruttiva, e ora abbiamo trovato che l'associazione esiste anche con questa forma di malattia polmonare.
Potremmo ora considerare di aggiungere la carenza di vitamina D nell'elenco dei fattori coinvolti nei processi patologici, insieme ai noti fattori di rischio di ILD come tossine ambientali e fumo".
Carenza di vitamina D legata alla perdita della gravidanza
La vitamina D è particolarmente importante per le donne incinte, in quanto protegge sia la loro salute sia la salute dei loro bambini.
È interessante notare che recenti ricerche[32,33] suggeriscono come la vitamina D svolga un ruolo importante nella prevenzione di una risposta immunitaria avversa contro il feto che potrebbe indurre l’organismo materno a rigettarlo come tessuto estraneo.
Come osservato dagli autori:
"E 'ovvio che una madre immunocompetente potrebbe presentare una risposta immunitaria contro il feto, ma in realtà ciò non avviene a causa di varie interazioni fetali che inducono tolleranza... Recentemente, è stato scoperto come la vitamina D possa giocare un ruolo fondamentale nell'induzione e regolazione di questo processo critico di tolleranza immunitaria. "Quello che hanno scoperto è che la ricorrente perdita di gravidanza, che colpisce circa l'1% delle coppie che cercano di concepire, è legata alla bassa vitamina D.
In breve, la vitamina D promuove un ambiente favorevole per la gravidanza, in parte regolando la differenziazione delle cellule immunitarie e l'escrezione delle citochine infiammatorie. Secondo gli autori, "sembra che la carenza di vitamina D alteri l'equilibrio verso un risultato peggiore e possa avere, quindi, un ruolo nella perdita ricorrente di gravidanza".
La vitamina D svolge anche molte altre importanti funzioni durante la gravidanza e ha dimostrato di ridurre drasticamente il rischio di complicanze e di parto prematuro.
La vitamina D riduce significativamente il rischio di nascita pretermine
Secondo i risultati di Grassrootshealth, esiste una chiara e definitiva correlazione tra i livelli di vitamina D e la durata della gestazione - fino a valori di 40 ng/ml, dove si verifica un plateau.[34] Nel complesso, abbiamo le prove che le donne in gravidanza, con un livello di vitamina D tra 40 e 60 ng/ml, presentano un tasso di natalità pretermine inferiore del 46 percento rispetto alla popolazione generale, mentre quelle con livelli di vitamina D pari o superiori a 40 ng/ml, a partire dal terzo trimestre di gravidanza presentano un rischio inferiore del 59 percento di parto prematuro rispetto a quelle con livelli inferiori a 20 ng/ml.[35]
Tra le donne non caucasiche (tra le quali la carenza di vitamina D è molto più comune) la riduzione del rischio è ancora più significativa. In questo gruppo, quelle che hanno raggiunto livelli di vitamina D di almeno 40 ng/ml, al loro secondo test dei valori di vitamina D, hanno avuto un tasso di natalità pretermine inferiore del 78% - riducendo il tasso effettivo di nascita pretermine dal 18 al 4%!
Ignorare questo stupefacente miglioramento del tasso di natalità pretermine tra gli afro-americani sarebbe una vera follia.
Come è stato osservato in un comunicato stampa del 2015 che annunciava i risultati:[36]
"Il March of Dimes stima che il costo annuale delle nascite pretermine negli Stati Uniti sia di 12 miliardi di dollari (per 455.918 bambini).
Se circa il 50% delle nascite pretermine potesse essere prevenuto nella popolazione generale, come suggerisce questa analisi, potrebbero esserci 6 miliardi di dollari disponibili per altri servizi, e oltre 225.000 bambini e famiglie che hanno risparmiato questo trauma".
Inoltre, successive ricerche hanno rivelato come le donne con una storia pregressa di parto pretermine possano abbassare il rischio di circa l’80 percento, alzando i livelli di vitamina D sopra 40 ng/ml.[37] Tragicamente, nonostante prove schiaccianti[38]a sostegno dell'uso della vitamina D per migliorare in modo drammatico i risultati della gravidanza e ridurre i tassi di natalità pretermine, le autorità sanitarie non ne fanno comunque menzione.
Il 27 marzo 2018, nel tentativo di rompere il silenzio, la Organic & Natural Health Association ha presentato una petizione sulla salute alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, per mettere in evidenza questa associazione fra valori di vitamina D e la nascita pretermine,[39] il messaggio chiave è che la supplementazione di vitamina D ha conseguenze "dirette" sulla salute e sta cambiando gli standard di cura, in questo caso, per le donne incinte e una generazione di bambini".
Uno studio canadese trova che il lettino abbronzante può aiutare a ottimizzare i livelli di vitamina D
Il modo migliore per ottimizzare la vitamina D è attraverso l'esposizione al sole regolare ma ragionevole, assicurandosi di misurare valori ematici due volte l'anno. Detto questo, può essere difficile per molti raggiungere livelli ideali attraverso l'esposizione al sole, specialmente in inverno. In questi casi, può essere utilizzata la vitamina D3 orale (non D2), anche se, in questo modo, si rinuncia a molti altri benefici per la salute associati all'esposizione solare. GrassrootsHealth ritiene che un'altra alternativa potrebbe essere l'utilizzo di un lettino abbronzante.
Uno studio canadese[40] supporta questa ipotesi.
Come riportato da GrassrootsHealth:[41]
"I lettini con una componente UVB simile al sole estivo solare possono fornire un'efficace fonte alternativa di vitamina D durante i mesi invernali, secondo un nuovo studio canadese appena pubblicato sulla rivista Journal Dermato-Endocrinology. Lo studio riferisce che le persone che usano i saloni abbronzanti, in particolare i lettini che hanno UVB durante l'inverno, raggiungono livelli ematici fisiologici (>100 nmol/l pari a 40 ng/ml) di vitamina D.
È emerso che i partecipanti che usavano i tipici lettini che emettevano raggi UVB nella gamma equivalente al sole estivo all'aperto aumentavano i loro livelli ematici di vitamina D in media di 42 nmol/l (16,8 ng/ml). Ciò è stato ottenuto utilizzando i normali programmi di esposizione abbronzanti su lettini da solarium."
I lettini abbronzanti utilizzati in questo studio - trovati in saloni di abbronzatura presenti in tutto il Canada - sono stati equipaggiati con lampade fluorescenti da 100 a 160 watt che emettono luce UVB fra il 2,2 e il 4,2 percento. L'autrice principale Samantha Kimball, Ph.D., direttore della ricerca presso la Pure North S'Energy Foundation di Calgary ha commentato i risultati, dicendo:
"I lettini solari consentono un'esposizione a quasi il 100% della pelle in modo controllato che ne amplifica l'efficacia per la produzione di vitamina D. Abbiamo scoperto che è possibile aumentare efficacemente i livelli di vitamina D nell'intervallo desiderato senza provocare scottature e seguendo le raccomandazioni di Health Canada."
Il ruolo della vitamina D nella prevenzione delle malattie
Un numero crescente di prove dimostra che la vitamina D svolge un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie e nel mantenimento di una salute ottimale. Ci sono circa 27.000 geni nel nostro organismo e la vitamina D interagisce con quasi 3.000 di loro, così come i recettori della vitamina D presenti in tutto il corpo.
Secondo uno studio su larga scala, i livelli ottimali di vitamina D possono ridurre il rischio di cancro fino al 60%. Mantenere i livelli ottimizzati può aiutare a prevenire almeno 16 diversi tipi di cancro, tra cui il cancro al colon, alla mammella, al pancreas, ai polmoni, alle ovaie, alla prostata e alla pelle.
C'è da meravigliarsi quindi che, indipendentemente da quale malattia o condizione venga indagata, la vitamina D sembri svolgere un ruolo cruciale?
Oggi, combinando la scienza della misurazione (dei livelli di vitamina D) con la scelta personale di agire e, il valore dell'educazione sulle singole misure, si può veramente essere responsabili della propria salute.
Speriamo di essere stati utili e convincenti.
Buona salute!
Chiara Saggioro D.Sci., Ph.D.
Alfredo Saggioro, M.D.
Per saperne di più
Vitamin D for Public Health
Free Vitamin D Educational Training for Medical Practitioners
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