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PERCHE' CI AMMALIAMO? SI PUO' GARANTIRE IL BENESSERE AL NOSTRO ORGANISMO? PROVIAMO A GUARDAR



In genere si pensa ai batteri come a una delle cause per cui ci si può ammalare e sviluppare certe malattie. Questo è vero solo in parte perché negli ultimi quindici anni abbiamo cominciato a conoscere come ci siano migliaia di miliardi di batteri presenti dentro di noi e li abbiamo chiamati microbiota, un ecosistema interno integrato che porta beneficio alle nostre barriere verso il mondo esterno, cura la salute intestinale (ma anche quella di pelle e mucose in genere) e del sistema immunitario.

Non solo i batteri non sono tutti nocivi per la nostra salute, ma alcuni sono invece cruciali per sostenere il nostro sistema immunitario, mantenere un funzionamento ottimale del nostro sistema digestivo, perché i nostri livelli ormonali stiano in equilibrio e il cervello lavori adeguatamente.

Che cos’è quindi il microbiota, perché è così importante e come possiamo proteggerlo? Lo vedremo assieme.


COS’E’ IL MICROBIOTA UMANO?

Vi parliamo di microbiota umano perché ogni essere vivente, non solo animale, ma anche appartenente al regno vegetale possiede un proprio microbiota che lo contraddistingue. Ognuno di noi presenta un complesso ecosistema di batteri che si trovano sul nostro corpo, sulla superficie, ma in prevalenza all’interno del nostro organismo, che noi oggi chiamiamo microbiota.

Il microbiota è definito come la “comunità dei microbi”. La stragrande maggioranza delle specie batteriche, che costituiscono il nostro microbiota, vive nel tratto digestivo, che inizia dalle labbra e finisce all’ano.

Il Dipartimento di Chimica e Biochimica dell’Università del Colorado, afferma che “il microbiota umano consiste di 10-100 miliardi di miliardi di cellule batteriche simbiotiche, ospitate (o che ospitano?) da ciascuna persona, primariamente nel tratto digestivo. Il microbioma umano è rappresentato dai geni che sono presenti in queste cellule”.

I microbiomi di ogni singolo soggetto vengono anche definiti come le nostre impronte genetiche (una specie d’impronta digitale molto più sofisticata), in quanto contribuiscono a determinare il nostro “unico” DNA, alcuni fattori ereditari, la predisposizione alle malattie, il tipo di organismo o, se preferite il tipo di assetto che determinerà anche il peso corporeo e molto altro. I batteri che compongono il nostro microbiota si possono trovare ovunque, anche al di fuori del nostro organismo, in qualsiasi superficie noi possiamo toccare e in ogni parte dell’ambiente con il quale veniamo in contatto.

È un vero e proprio organo, o meglio sistema, ma questo concetto può trarci in confusione perché è molto differente da quelli che noi comunemente chiamiamo organi, poiché non si trova solo in un punto di collocazione preciso, e non ha una dimensione apprezzabile, eppure presenta diversi ruoli, forse difficili da percepire ma che sono collegati a un gran numero di funzioni.

Anche la parola “microbiota” può dire molte cose su come lavori e sulla sua importanza, visto che “micro” significa piccolo e “biota” significa habitat di soggetti viventi.

È sostenuto da molti ricercatori che fino al 90 per cento delle malattie possono essere ricondotte in qualche modo all’intestino e alla salute del microbiota. Anche se vi può sembrare incredibile, il vostro microbiota è la “casa” di miliardi di miliardi di microbi, una miriade di diversi organismi che aiutano a governare quasi ogni funzione del corpo umano. L’importanza del nostro microbiota intestinale non deve essere sovrastimata: la “salute intestinale” è un fenomeno complesso, che riguarda tutti gli elementi coinvolti (batteri, cellule della mucosa e sistema immunitario) e che, se scadente, può contribuire alla sindrome da intestino permeabile (leaky gut syndrome) e a malattie autoimmuni e condizioni come l’artrite, la demenza, le malattie cardiovascolari e il cancro, mentre, allo stesso tempo, la nostra salute, fertilità e longevità trovano anch’esse relazione con l’equilibrio che si stabilisce con queste piccole creature che vivono nel nostro intestino.

Nel corso della nostra vita, noi contribuiamo a plasmare il nostro microbiota che, inoltre, si adatta ai cambiamenti nel nostro ambiente. Per esempio, il cibo si mangia, come si dorme, la quantità di esposizione ai batteri esterni su base giornaliera e il livello di stress che si vive quotidianamente contribuiranno tutti a stabilire lo stato del microbiota.


QUALI MALATTIE SONO ASSOCIATE AL MICROBIOTA?

Il microbiota assomiglia molto agli ecosistemi della Terra, e questo significa che quando cambiano le condizioni ambientali, si modificano anche gli organismi che vi abitano. I microbi interagiscono uno con l’altro all’interno della comunità in cui vivono (prevalentemente il nostro intestino), inoltre, cambiano di concentrazione relativa a seconda del vicinato (questo significa che qualità della dieta, stile di vita, uso di farmaci/antibiotici e ambiente interferiscono direttamente con la salute intestinale). In primo piano, a farci comprendere come il microbiota possa determinare se ci si possa o non si possa ammalare di varie malattie, sta l’infiammazione. L’infiammazione è alla radice di gran parte delle malattie. Abbiamo conoscenze provate che uno stile di vita antinfiammatorio è protettivo sui neuroni cerebrali, equilibra gli ormoni, combatte la formazione dei tumori e presenta pure benefici sullo stato dell’umore.

Se ritenete che la salute intestinale non abbia molti riflessi sul vostro stato d’animo e sui livelli energetici, ripensateci. I batteri amici dell’intestino possono aiutare a modulare l’attività dei neurotrasmettitori, e questo li rende “antidepressivi naturali” o organismi anti-ansia. Invece di assumere farmaci antinfiammatori per trattare malattie come artrite o cardiopatie, è molto meglio fare di tutto per ridurre i livelli d’infiammazione dell’organismo.


Una salute intestinale scadente è collegata a dozzine di malattie, in particolare:

  • Malattie autoimmuni (malattie infiammatorie croniche intestinali, artrite reumatoide, fibromialgia, malattia di Hashimoto, ecc.). Le alterazioni cosiddette autoimmuni del sistema immunitario si sviluppano quando il sistema immunitario stesso si altera e attacca anche i propri tessuti, non riconoscendo più proteine che dovrebbero essergli ben note come appartenenti all’organismo. L’infiammazione e le reazioni autoimmuni germogliano in gran parte in situazioni in cui il sistema immune è iperattivo e la salute intestinale scadente. Si può sviluppare la Leaky Gut Syndrome (LGS o sindrome dell’intestino permeabile), che è resa evidente da piccole aperture nella superficie della mucosa intestinale, caratterizzate da una rottura delle cosiddette giunzioni strette, con passaggio libero di molecole nel versante ematico e attivazione della cascata immunitaria.

  • Disturbi cerebrali/declino cognitivo (Alzheimer, demenza ecc.). L’infiammazione è fortemente correlata con il declino cognitivo, mentre, al contrario, uno stile di vita antinfiammatorio è stato sempre associato a una migliore memoria, longevità e salute cerebrale. Oggi noi conosciamo bene come ci siano moltissime vie neuro-chimiche e neuro-metaboliche che collegano il sistema nervoso centrale/cervello con il microbiota/sistema digestivo, che quindi si parlano, avendo riflesso sulla memoria, formazione del pensiero e ragionamento. Differenze nelle nostre comunità microbiche potrebbero rappresentare uno dei fattori più importanti nel determinare se ci troveremo ad affrontare disturbi cognitivi quando in età più matura.

  • Cancro. Molti studi hanno evidenziato uno stretto legame fra la salute intestinale e una miglior protezione dal danno da radicali liberi, che provocano cancro al cervello, mammella, colon, pancreas, prostata, stomaco e molti altri. I microbi influenzano i nostri geni, e questo significa che possono sia promuovere infiammazione e crescita tumorale, sia elevare le difese immunitarie e agire come terapia naturale contro il cancro. E uno stile di vita antinfiammatorio può anche aiutare a diminuire i gravi effetti collaterali delle terapie contro il cancro (come la chemioterapia).

  • Stanchezza e dolori articolari. Alcuni batteri presenti nel nostro tratto digestivo contribuiscono al deterioramento delle articolazioni e dei tessuti. Anche in questo caso sono presenti molti studi che evidenziano come un ambiente intestinale più in salute aiuti a ridurre il rischio di dolori articolari, gonfiori e disturbi di movimento nei soggetti con osteoartrite e articolazioni infiammate. Alcuni studi hanno evidenziato anche come i pazienti con artrite psoriasica (un tipo di artropatia autoimmune) presentino livelli significativamente più bassi di alcuni tipi di batteri intestinali e che pazienti con artrite reumatoide abbiano invece altri ceppi presenti e quindi potenzialmente responsabili.

  • Disturbi dell’umore (depressione, ansia). Avete mai sentito parlare della gut-brain connection (dell’asse intestino/cervello)? Cercheremo di spiegarvi come funziona: il tipo di alimentazione modifica il microbiota e l’attività dei neurotrasmettitori, e, in questo modo, il come ci si sente, la capacità di sostenere lo stress e i livelli energetici. I cambiamenti nell’alimentazione occidentale nell’ultimo secolo, che comprendono l’industrializzazione del cibo, l’utilizzo di pesticidi e erbicidi, e il degrado dei nutrienti presenti negli alimenti, rappresentano le situazioni primarie responsabili dell’aumento spropositato di condizioni come la depressione. Una scarsa disponibilità di nutrienti, infiammazione e stress ossidativo coinvolgono la produzione di neurotrasmettitori quali la dopamina, la noradrenalina e la serotonina, che controllano l’umore, riducono la tensione e aumentano lo stato di coscienza e di allerta. Questa è anche una strada che viaggia a doppia corsia. Se consideriamo l’intestino e lo stato dell’umore: una scarsa salute intestinale contribuisce ai problemi di umore, mentre, contemporaneamente, quantità elevate di stress creano a loro volta danni all’intestino e agli equilibri ormonali.

  • Disturbi dell’apprendimento (ADHD, autismo). L’organismo è un sistema interconnesso e, qualsiasi cosa noi introduciamo, lo espone a reazioni che coinvolgono l’intera persona, compresa la crescita, lo sviluppo e le capacità mentali. ADHD e altri disturbi dell’apprendimento sono stati associati a una scarsa salute intestinale, specialmente in età infantile e nei bambini. Continuano a comparire studi che ci insegnano come lo sviluppo neuronale, la cognizione, la personalità, l’umore, il sonno e i comportamenti alimentari siano tutti modulati dai batteri che risiedono all’interno del nostro sistema digestivo. Sembra esserci associazione fra tipo di alimentazione e disturbi psichiatrici indotti da metaboliti dei componenti alimentari e da enzimi codificati nell’enorme genoma che abita nel nostro intestino. Uno dei fattori più importanti sembra essere quello di stabilire un microbiota in salute fin dalla nascita, compreso il momento ideale del parto vaginale e successivamente l’allattamento al seno, tutti comportamenti che contribuiscono a popolare il neonato con batteri materni in salute (e la mamma dovrebbe aver cominciato ad aver cura del suo microbiota fin da prima del concepimento).

  • Infertilità e complicanze della gravidanza. S comincia a stabilire quale sarà il nostro microbiota esattamente al momento della nascita, e l’ambiente in cui ci troviamo continuerà poi a manipolare i batteri che vivono con noi e in noi per il rimanente delle nostre vite. Man mano che passano gli anni e ci modifichiamo, così avverrà per il nostro microbiota. Questa è una notizia buona ma anche cattiva. Significa, infatti, che certi soggetti potrebbero trovarsi svantaggiati se sono stati esposti a quantità elevate di “batteri cattivi” o ad antibiotici in età infantile, specialmente se sono stati privati della possibilità di ricevere “batteri buoni” attraverso l’allattamento al seno. Contemporaneamente, una gravidanza condotta attraverso sani principi salutari, un parto fisiologico e un lungo periodo di allattamento al seno costituiscono le basi fondamentali per poi avere un sistema immunitario forte.

  • Allergie, asma e ipersensibilità. Certi batteri benefici diminuiscono i livelli d’infiammazione, e questo si traduce nella possibilità di diminuire le reazioni allergiche, le allergie alimentari, asma e infezioni del tratto respiratorio. Significa difese più forti nei confronti delle allergie stagionali o alimentari e minor rischio di ammalarsi di tosse, raffreddori, influenza o mal di gola. La dieta antinfiammatoria aiuta a prevenire il rischio d’intestino permeabile (LGS) e aiuta a eliminare infiammazione o muco nelle vie respiratorie o nel naso, migliorando quindi la respirazione.


COME LAVORA IL MICROBIOTA INTESTINALE


Sembra incredibile pensare che all’interno del nostro organismo ci siano circa 10 altri organismi in termini di numero di cellule? I microbi abitano sia all’esterno sia all’interno del nostro corpo, risiedono prevalentemente nell’intestino, nei genitali, bocca e prime vie aeree. E cosa determina se il microbiota è di buona qualità o no? Questo deriva dal bilanciamento fra i “batteri buoni” e quelli “cattivi”.

È un problema di numeri e abbiamo bisogno di possedere un rapporto elevato di batteri buoni per sovrastare il numero di quelli potenzialmente pericolosi, per rimanere in equilibrio e privi di sintomi.

Sfortunatamente, per fattori quali una dieta inadeguata, elevate quantità di stress e di esposizione a tossine ambientali, i microbioti di gran parte delle persone albergano molti miliardi di batteri potenzialmente pericolosi, funghi, lieviti e patogeni. Quando vivono con noi più batteri patogeni di quanti dovrebbero, e noi siamo contemporaneamente privi della diversità dei batteri protettivi, il nostro microbiota si trova in sofferenza.

Il microbiota umano è costituito non solo da batteri. Ospita anche varie cellule umane, ceppi virali, lieviti e funghi, ma i batteri sembrano essere i più importanti, soprattutto quando si tratta di controllare le funzioni immunitarie e l’infiammazione. A tutt’oggi sono state identificate più di 10.000 differenti specie di microbi che vivono nel corpo umano, e ciascuna di queste ha il suo DNA e funzioni specifiche. C’è ancora molto da imparare su come ciascun ceppo batterico possa avere funzioni sui vari sistemi dell’organismo o come ciascuno di essi possa sia difenderci sia contribuire a condizioni come ad esempio l’obesità, i disordini autoimmuni, il declino cognitivo e l’infiammazione.


IL MICROBIOMA E I NOSTRI GENI

Spesso si parla del microbiota come della collezione di geni e di microbi che vivono in una comunità, in questo caso della comunità che vive nel nostro sistema intestinale.

In accordo con il Genetic Science Learning Center dell’Univeristà dello Utah, “il microbioma umano (cioè l’insieme di tutti i geni microbici) può essere considerato una controparte del genoma umano (l’insieme dei nostri geni). I geni presenti nel nostro microbioma sovrastano in numero i geni del nostro genoma, in un rapporto che è circa 100 a uno”.

Probabilmente avete imparato a scuola, o comunque ne avete letto o sentito parlare, di come tutti gli esseri umani abbiano in realtà dei codici genetici molto strettamente correlati, simili anche se se poi noi umani sembriamo di aspetto così diverso a seconda delle razze. Quello che è interessante, e anche divertente, è pensare che ciascuno dei nostri microbiomi intestinali è, invece, enormemente differente. Veramente differente fra una persona e un’altra.

Le stime sul catalogo dei geni umani contano circa 22.000 “geni” (così come normalmente noi pensiamo ai geni) presenti nel DNA del nostro organismo, ma un impressionante 3,3 milioni di “geni non-ridondanti” presenti nel microbioma intestinale umano! Le diversità fra i microbiomi degli individui sono fenomenali: i soggetti umani sono praticamente identici l’un l’altro per il 99,9 per cento se pensiamo al genoma del loro ospite (cioè noi), ma fra l’80 e il 90 per cento differenti l’un l’altro in termini di microbioma intestinale.

Oggi si lavora intensamente per cercare di capire meglio il microbioma, al fine di aiutare a prevenire, curare o trattare sintomi di ogni genere di malattia che potrebbe propagarsi alla comunità in quanto vivente all’interno di noi. I metodi di sequenziamento del DNA ci aiutano a scoprire i vari ceppi batterici e come questi possano danneggiare o aiutare il sistema immunitario. Questo impegno fa parte dello Human Microbiome Project che si svolge all’interno del Data Analysis e Coordination Center del NHI (l’Istituto Nazionale di Salute negli Stati Uniti). L’obiettivo è di “caratterizzare le comunità microbiche riscontrate in sedi diverse del corpo umano e ricercare correlazioni fra cambiamenti del microbioma e stato di salute dell’individuo”.

Infatti, alcuni batteri contribuiscono alle malattie, ma molti non lo fanno. Ci sono, anzi, moltissimi ceppi batterici dei quali potremmo trarre enorme beneficio de ne possedessimo di più. Contemporaneamente, però, avviene che certe malattie possono avere un impatto negativo sul microbiota, e non solo per i farmaci utilizzati, ma circa questo aspetto dobbiamo ancora imparare molto per capire che cosa realmente succeda. Più, infatti, riusciremo a comprendere in che modo il microbioma possa interferire con i nostri geni e predisporci alle malattie, meglio riusciremo a personalizzare l’approccio terapeutico. Non solo, potremo prevenire e curare le malattie prima che queste possano diventare pericolose per la nostra vita.


LA DIETA PER IL MICROBIOTA: COME E COSA MANGIARE PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO E RIDURRE L’INFIAMMAZIONE


Quello che si mangia, gioca un ruolo fondamentale nello stabilire la salute intestinale e nel sostenere i batteri buoni del microbiota. Esiste un legame indissolubile fra il microbiota di una persona, la digestione, il peso corporeo e il metabolismo. In un’analisi comparativa fra genere umano e 59 specie di differenti mammiferi, i microbiomi differivano drammaticamente a seconda della dieta seguita dalla specie osservata.

È altrettanto vero il rovescio della medaglia: la salute dell’intestino può aver ruolo su come l’organismo estragga i nutrienti dalla dieta e accumuli grasso. Il microbiota intestinale sembra giocare un ruolo importante nell’obesità, e si è visto come modificazioni nei ceppi batterici presenti nell’intestino comportino modificazioni rilevanti sullo stato di salute e sul peso corporeo già solo dopo pochi giorni. Per esempio, se un topo germ-free (nato e allevato sterile) riceve un trapianto di microbiota da un topo grasso, acquista rapidamente una quantità maggiore di grasso corporeo pur mantenendo la stessa quantità di cibo somministrato, perché i batteri intestinali influenzano la produzione di ormoni (come l’insulina), l’assimilazione dei nutrienti e l’accumulo di grassi (tessuto adiposo).


Ora che dovreste avere capito quanto sia importante diminuire l’infiammazione e sostenere la salute intestinale, proviamo a vedere assieme come potete fare in modo che questo avvenga.


Gli alimenti che promuovono l’infiammazione comprendono:

  • Oli vegetali raffinati (come quello di canola, mais e soia che contengono quantità elevate di acidi grassi omega-6 che sono pro-infiammatori).

  • Prodotti caseari pastorizzati (contengono allergeni comuni).

  • Carboidrati raffinati e prodotti industriali del grano.

  • Carni non provenienti da allevamenti biologici e sostenibili (la carne convenzionale, il pollame e le uova sono in questo caso ricche di omega-6 per il fatto che gli animali vengono alimentati con mais e ingredienti economici che alterano il loro microbiota).

  • Zuccheri aggiunti (che si trovano nella maggioranza degli snack, pani confezionati, condimenti, alimenti inscatolati, cereali, ecc.).

  • Grassi trans/grassi idrogenati (utilizzati negli alimenti inscatolati/processati e spesso per friggere).

Dall’altra parte stanno gli alimenti naturali che possono ridurre l’infiammazione e aiutare l’aumento di batteri buoni nell’intestino:

  • Alimenti antiossidanti aiutano a ridurre i danni a livello delle mucose del tratto digestivo provocate dallo stress ossidativo e determinano un rallentamento di un sistema immunitario iperattivo salvaguardando così le cellule sane.

  • Alimenti antinfiammatori che dovrebbero essere alla base della dieta comprendono:

  • Vegetali freschi (di ogni genere): sono carichi di fitonutrienti che sappiamo bene diminuiscono il colesterolo, i trigliceridi e i sintomi dell’artrite reumatoide, della malattia di Alzheimer, il rischio di cancro, di malattie cardiovascolari e di diabete. Ricercate sempre di variare molto, secondo le stagioni, meglio se di origine biologica e 4-5 porzioni al giorno. Fra i migliori tenete presente le bietole, carote, cruciferacee (broccoli, cavoli, cavolfiori e kale che oggi si trova anche in Italia), cipolle, piselli, insalate verdi, alghe e zucche.

  • Pezzi interi di frutta (non succhi): La frutta contiene vari antiossidanti come il resveratrolo e i flavonoidi, che sono collegati alla prevenzione del cancro e alla salute del nostro cervello. Tre o quattro porzioni al giorno rappresentano una giusta quantità per la maggior parte delle persone e parliamo di mele, more, mirtilli, ciliegie, pesche noci, arance, pere, pompelmi rosa, prugne, melagrane, pompelmo rosso o fragole.

  • Erbe aromatiche, spezie e tè: curcuma, zenzero, basilico, origano, timo, ecc. più tè verde e caffè biologico con moderazione.

  • Probiotici: Gli alimenti probiotici contengono “batteri buoni” che popolano il vostro intestino e combattono i ceppi di batteri cattivi. Cercate di includere regolarmente nella vostra alimentazione cibi probiotici come lo yogurt, kombucha, kvass, kefir, o verdure fermentate.

  • Pesce pescato in natura, uova di galline allevate a terra, e carni allevate a pascolo: contengono più acidi grassi omega-3 degli alimenti da allevamento intensivo e rappresentano una fonte notevole di proteine, grassi salutari e di nutrienti essenziali quali lo zinco, il selenio e le vitamine de gruppo B.

  • Grassi salutari: burro da mucche allevate a pascolo, olio e burro di cocco, olio extravergine di oliva, quelli contenuti nelle noci, mandorle, nocciole e semi.

  • Grani antichi come il farro e legumi e fagioli: meglio ancora se germogliati e integrali al 100 per cento. Due o tre porzioni al giorno o anche meno è la scelta migliore, specialmente fagioli, fagioli azuki, fagioli neri, fagioli con l'occhio, ceci, lenticchie, riso nero, amaranto, grano saraceno, quinoa.

  • Vino rosso e cacao o cioccolato nero (con più del 75% di cacao): con moderazione, più volte alla settimana o quotidianamente in piccole quantità.

COS’ALTRO SI PUO’ FARE PER AVERE UN MICROBIOTA FORTE?

  1. Evitare gli antibiotici per quanto possibile. Gli antibiotici sono stati comunemente prescritti per oltre 80 anni, ma il problema è che hanno eliminato dal nostro organismo anche i batteri “buoni”, oltre a liberarlo dai germi pericolosi. Questo significa che essi possono diminuire le funzioni immunitarie e aumentare il rischio d’infezioni, allergie e malattie in genere. E mentre gli antibiotici possono salvare vite, quando sono veramente necessari, sono spesso prescritti a sproposito e poco compresi nella loro reale funzione. Col tempo, i batteri dannosi possono diventare resistenti agli antibiotici, rendendo sempre più difficile combattere le infezioni gravi. Prima di assumere antibiotici, o di somministrarli ai vostri figli, parlate con il vostro medico sulla possibilità di scelte alternative e sulle conseguenze non desiderate sul vostro microbiota, che possono risultare dall’assumere antibiotici troppo spesso o quando non sono realmente necessari.

  2. Diminuire i livelli di stress e fare più esercizio fisico. Lo stress diminuisce le funzioni immunitarie perché l’organismo distoglie energie dal combattere le infezioni e dalle situazioni che primariamente si rivolgono a mantenervi vivi: questa è una ragione per cui lo stress cronico può rovinare la qualità di vita. Quando il vostro organismo ritiene di essere sul punto di affrontare un pericolo immediato, si diventa più suscettibili alle infezioni, si avvertono sintomi più intensi e si sviluppano livelli più elevati d’infiammazione. Lo stress fa sì che immuno-composti conosciuti genericamente col nome di citochine contribuiscano alla risposta infiammatoria che danneggia anche le cellule sane. L’esercizio fisico è un anti-stress naturale che può aiutare a diminuire l’infiammazione, a riequilibrare gli ormoni e rinforzare il sistema immunitario.

  3. Utilizzare supplementi (integratori). Il coenzima Q10, i carotenoidi, gli omega3 dell’olio di pesce, il selenio e gli antiossidanti (vitamina C, D e E) possono comportarsi da barriera fra la salute del vostro microbiota e il danno da radicali liberi.

QUALI SONO I MESSAGGI DA CONSERVARE DA QUESTA LETTURA

  • Il microbiota è costituito da migliaia di miliardi di organismi batterici che vivono sulla superficie, ma soprattutto all’interno dell’organismo. Questa comunità di batteri è definita dal termine di microbioma perché si fa riferimento al materiale genetico da cui è costituita.

  • L’intestino è la sede principale del microbioma, il luogo, dove la vasta maggioranza dei batteri vive e si riproduce.

  • La salute intestinale rappresenta un nodo cruciale. Infatti, una scarsa salute intestinale, intesa come ecosistema costituito dai batteri, dalla superficie mucosa e dal sistema immunitario, è associata a quasi tutte le malattie croniche, cancro incluso, e questo, appunto, perché lì si trova gran parte del sistema immunitario e lì è il luogo, dove spesso inizia uno stato infiammatorio (micro-infiammazione).

  • Migliorando la nostra dieta, nutrendoci in abbondanza di alimenti antinfiammatori e di probiotici, riducendo lo stress (soprattutto eliminando quello inutile e imparando a controllarlo) e facendo regolare esercizio fisico, si può rafforzare il microbioma e aiutare la selezione di “specie a noi favorevoli”.

Buona salute!

Alfredo Saggioro, M.D.

Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.

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